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Lassù, tra i monti, la gente si curava col sangue del camoscio, il grasso della marmotta e poche erbe. Soffriva, lottava, sperava, amava e, sovente, pregava tra i tuoni delle valanghe, la siccità e le morie di uomini e bestie. Storie vere e pandemie disastrose di uomini e di animali, di grandi paure, di eserciti saccheggiatori, di anni drammatici come il 1816 quello "senza estate", quando non fu possibile seminare la terra troppo gelata e il ghiaccio non si sciolse completamente neppure in agosto.